(Parigi, Francia 1933)
Nasce a Parigi, ma presto i
genitori, ebrei polacchi, tornano in Polonia e, quando i nazisti si
impossessano di Cracovia, la famiglia vive nel ghetto, i genitori
vengono poi deportati e sua madre muore in un campo di
concentramento.
Polanski si diploma alla Scuola di
cinema di Lodz, rivelando già il suo gusto per le storie surreali e
grottesche e, dopo l'esordio in Europa, approda negli Stati Uniti
nel 1963. In
Repulsion (1965) eccellente ritratto di una giovane
schizofrenica in preda a incubi e paure, ma al tempo stesso lucida
analisi degli squilibri di una società massificata dove l'individuo
è annullato, il regista sembra divertirsi a accumulare effetti
drammatici e tensione spettacolare sino allo scioglimento finale
del dramma, non privo di risvolti ironici e grotteschi.
Con Cul de sac (1966) riesce a fondere i
diversi elementi della sua poetica: il soggetto è circoscritto
entro un tempo e uno spazio limitati mentre i personaggi, pochi e
emblematici, si muovono come trascinati da una forza superiore.
Polanski analizza senza pietà le contraddizioni della società
occidentale e l'ipocrisia della vita di relazione anche nei
successivi Per favore, non mordermi sul collo! (The
Fearless Vampire Killers or Pardon me, But Your Teeth Are on My
Neck, 1967), sul
versante del divertimento scoperto e dell'affabulazione
fantastico-grottesca, e Rosemary's Baby (1968), sul versante del
dramma dell'orrore. Soprattutto in questo secondo film il gusto
polanskiano del misterioso e del surreale, unito ad un'osservazione
acuta della realtà psicologica e morale, si concretizza in una
rappresentazione articolata e angosciante della crisi di valori
nella società del capitalismo avanzato.
Nel 1969 la moglie di Polanski, l'attrice Sharon Tate,
prossima al parto, viene barbaramente uccisa nella loro villa di
Los Angeles da alcuni membri della setta di Charles Manson, mentre
il regista si trova a Londra. Al drammatico avvenimento segue un
periodo di silenzio e il suo film successivo, Machbeth (1971), trascrizione della
tragedia scespiriana basata sui toni della violenza e del sangue,
allucinata e feroce, dilatata in una dimensione di terrore che ne
rivela motivi autobiografici, può essere in certa misura
considerato una trasposizione del delitto che ha distrutto la sua
famiglia e, contemporaneamente, la liberazione dall'incubo della
morte.
Di tutt'altro genere, quasi a
testimonianza di una riconquistata visione distacca e ironica della
realtà, è il successivo Che? (What?, 1972), sotteso dal gusto
per il grottesco e da una pungente satira sociale, seguito da
Chinatown (1974) che vede i canoni del film giallo
hollywoodiano reinventati dallo stile del regista. A partire
dal 1977 Polanski si
trasferisce stabilmente in Europa, così da evitare le conseguenze
di una condanna emessa negli Stati Uniti per violenza sessuale su
una minorenne: da quel momento tutti i suoi film sono girati nel
vecchio continente, anticipati da L'inquilino del terzo
piano (Le locataire, 1976). Sia quest'ultimo, sia Tess (1979) e Pirati
(Pirates, 1986), hanno confermato la sua grande maestria
registica, forse qua e là appannata da un certo accademismo e
parzialmente svuotata di taluni elementi aggressivi e pungenti
degli esordi.
Ma opere come Frantic (1988), Luna di
fiele (Lun de fiel, 1992), La morte e la fanciulla (Death
and the Maiden, 1995), La nona porta (The Ninth
Gate, 1999),
L'uomo nell'ombra (The Ghost Writer, 2010) e Carnage
(2011) paiono di nuovo
intrise di sottile crudeltà unita al gusto del macabro,
dell'eversione e del sarcasmo raffinato, che riescono a capovolgere
i dati della realtà e gli schemi della finzione narrativa in una
dimensione formale, in cui lo sguardo acuto del regista si muove su
ambienti, personaggi, vicende e situazioni che inquietano e
lasciano interdetti. Ai titoli citati occorre aggiungere Il pianista
(Le pianiste, 2002) che porta a Polanski un Oscar per la miglior
regia.
Il
pianista (Le pianiste, 2002)