Roberto Rossellini

(Roma 1906 - Roma 1977)

Inizia a dedicarsi al cinema e realizza alcuni cortometraggi di natura artigianale, in cui esercita la sua curiosità nei confronti della realtà naturale osservata nei suoi particolari, che condurrà, negli anni della guerra, a quella trilogia bellica di più o meno dichiarata propaganda fascista La nave bianca (1941), Un pilota ritorna  (1942), L'uomo della croce (1943).

In queste opere parzialmente documentaristiche, Rossellini acquisisce il suo stile spoglio e dimesso e sperimenta l'osservazione attenta e minuta del reale quotidiano, proponendo un nuovo modello formale. Una volta delimitato l'ambiente, tracciato a grandi linee il nucleo drammatico, collocato il personaggio in un determinato ambito, Rossellini si limita, o pare limitarsi, a registrare le reazioni del personaggio, per coglierne l'autenticità, per seguirne le azioni senza intervenire, quasi come se la macchina da presa fosse uno strumento di pura registrazione del reale.

Roma città aperta (1945), offre esempi eccellenti di quello che si definisce il nuovo stile rosselliniano, ossia la capacità di dare una dimensione autentica della realtà, derivante dai luoghi e dagli ambienti realistici, dalla recitazione non spettacolare, dall'aderenza degli attori ai «tipi» rappresentati e, soprattutto, dal fatto che la realtà sembra nascere sullo schermo, sotto gli occhi dello spettatore. Il film impose Rossellini all'attenzione della critica e del pubblico soprattutto stranieri, proprio per la violenza delle sue immagini accompagnata da un tono dimesso, inconsueto, documentaristico, che contrastava con tutta la tradizione hollywoodiana: è a proposito di questo film che si parlò di neorealismo.

Troppo spesso la critica giudicò l'operato del regista alla luce di canoni interpretativi superficialmente ricavati dai contenuti dei suoi primi film, non comprendendo che il neorealismo, essendo un movimento innovatore che si richiamava ai princìpi della libertà, una posizione morale, prima che politica ed ideologica rispondente ad un bisogno di verità e conoscenza, non poteva essere rinchiuso in una sola realtà. In particolare non si comprese che il neorealismo era in primo luogo un metodo d'indagine, un modo nuovo di guardare, di vedere fatti e uomini come stimolo ad un approfondimento di conoscenze.

Questo atteggiamento di base lo si trova nel successivo Paisà  (1946), che in sei episodi ripercorre l'avanzata delle truppe alleate dalla Sicilia al Po, descrivendo alcune situazioni emblematiche che mettono a fuoco i rapporti tra i singoli personaggi e la guerra, intesa come condizione abnorme e tragica. Un pessimismo di fondo, illuminato solo qua e là da qualche bagliore di speranza, sottende tutta l'opera di Rossellini e in particolare il film seguente, Germania anno zero (1948), che porta alle estreme conseguenze quella ricerca del tragico nel quotidiano, carattere saliente della sua poetica.

Germania anno zero, considerata la terza parte della «trilogia antifascista della guerra», in contrapposizione alla precedente «trilogia della guerra fascista», chiude un periodo di attività del regista e ne apre un altro, ponendosi fuori dai temi bellici. Dalla fine degli Anni Quaranta, il cinema di Rossellini si allontana dalla questioni politiche, per accentuare l'indagine sui sentimenti e sui comportamenti interpersonali: nascono così Francesco giullare di Dio (1950) e la cosiddetta «trilogia della solitudine», Stromboli terra di Dio (1949), Europa '51 (1952) e Viaggio in Italia (1953), quest'ultimo considerato da molti critici un film fondamentale per la storia del cinema moderno, esempio dell'attenzione dall'autore per gli aspetti più dolenti dell'esistenza.

La fedeltà ai principi di un neorealismo etico e estetico porta Rossellini sulla difficile strada del cinema antinarrativo che troverà il miglior campo d'applicazione nei film girati per la televisione, cui il regista si dedica tra il 1964 e il 1974, ottenendo validi risultati, come nel caso di La presa del potere da parte di Luigi XIV  (La prise du pouvoir par Louis XIV, 1966).

 

Roma città aperta (1945)

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