(Kenosha, Wisconsin 1915 - Los Angeles,
California 1985)
Appassionato di letteratura,
teatro, arti figurative, esordisce come attore teatrale a soli
sedici anni, lavorando anche come scenografo e regista per il
teatro, affermandosi per il suo stile irruente, il coraggio
intellettuale, l'anticonformismo e l'impegno politico. Nel 1938 sconvolge l'opinione
pubblica, provocando panico e vivaci polemiche, con una
trasmissione radiofonica che simula un'invasione aliena in modo
talmente veritiero da scatenare un'ondata di panico in tutto il
paese.
Due anni dopo conquista Hollywood
con un contratto della RKO che gli consente un'assoluta libertà di
azione: nasce il mito di Orson Welles, come vent'anni prima era
nato quello di Erich Von Stroheim, registi
maledetti, invadenti, dittatori, autori assoluti delle loro opere,
in perenne conflitto con i produttori, insensibili alle ragioni
dell'industria e quindi ben presto perseguitati, costretti
progressivamente al silenzio.
Il suo esordio nella regia
cinematografica coincide con uno dei film più importanti della
storia del cinema, Quarto Potere (Citizen
Kane, 1941), che
influenzerà pesantemente il linguaggio del cinema moderno grazie
all'uso innovativo della struttura narrativa e, in particolare, del
piano
sequenza. Preceduto da una violenta campagna scandalistica e
intimidatoria (lo spregiudicato protagonista era facilmente
identificabile con William Randolph Hearst, magnate del giornalismo
americano), il film è accolto dalla critica come un capolavoro:
l'enfant prodige sconvolge le regole del cinema
hollywoodiano attingendo a piene mani all'espressionismo e al
realismo dei classici del muto.
La sua abilità tecnica è
straordinaria, come eccellenti sono la sua prestazione d'attore e
la direzione degli altri interpreti; benché i mezzi siano in parte
insufficienti e non manchi un certo esibizionismo, il problema
centrale è già chiaramente impostato: arricchire il più possibile
lo schermo, poiché il film in se stesso è una cosa morta. Ecco
allora il particolare modo di inquadrare le scene, l'impiego di elementi
scenografici normalmente inusitati, come i soffitti degli interni,
la deformazione dell'immagine con l'impiego di obiettivi
particolari, l'esacerbazione della recitazione, elementi che si
ritrovano anche nelle sue opere successive. Al centro di questa
rappresentazione barocca, non può che esserci l'attore, che
impersona i molteplici aspetti dell'uomo contemporaneo e controlla
con la sua presenza il disporsi delle scene, e dei rapporti
drammatici.
Segue L'orgoglio degli
Amberson (The Magnificent Ambersons, 1942), ascesa e caduta di
una facoltosa famiglia agli inizi del Novecento, spaccato della
società americana che fornisce una serie di elementi di indagine
critica difficilmente reperibili nei molti altri film di argomento
analogo. Welles è più volte bloccato da problemi produttivi e
finanziari che ritardano e stravolgono i suoi film: durante la
seconda guerra mondiale gira un film sull'America del Sud, É
tutto vero (It's All True), che rimane
incompiuto e non viene distribuito dalla RKO, che l'ha prodotto
(uscirà sugli schermi solo nel 1994, in una nuova versione): è la rottura quasi
definitiva con l'industria hollywoodiana.
Dopo La signora di
Shangai (The Lady from Shangai, 1947), è la volta di tre
film tratti da altrettanti drammi di Shakespeare, squilibrati,
affascinanti, coinvolgenti e sottoposti a una tensione drammatica
fortissima. La carriera cinematografica di Welles si conclude in
grande stile con Rapporto
confidenziale (Confidential Report, 1955) e L'infernale
Quinlan (Touch of Evil, 1958), che proseguono il
discorso sul potere, infine con Il processo (The
Trial, 1962),
adattamento di Kafka, in cui è evidente il dramma dell'uomo
contemporaneo nei suoi riflessi più inquietanti, con una spietata
rappresentazione della disumanità dei rapporti sociali all'interno
del sistema capitalistico in chiave espressionistica, punteggiata
di riferimenti alla storia contemporanea.
Quarto
Potere (Citizen Kane, 1941)
L'orgoglio degli
Ambersons (The Magnificent Ambersons, 1942)