Krsysztof Kieslowski

(Varsavia, 1941 - Varsavia, 1996)

Si diploma presso la prestigiosa Scuola Superiore di Cinema di Lodz, e si forma come regista dirigendo documentari per la televisione polacca. Kieslowski racconta il suo tempo, quello delle trasformazioni politiche e sociali, delle crisi di identità e del tentativo di recupero di certi valori perduti.

Il suo cinema, inquisitorio e drammaticamente ambiguo oltre che stilisticamente rigoroso, fatto di osservazioni acute della realtà quotidiana e di aperture filosofiche, si è andato raffinando nel corso degli anni Ottanta, con una serie di film che l'hanno imposto all'attenzione della critica e del pubblico internazionale.

Già con La cicatrice (Blizna, 1976) e con altre opere politiche come Destino cieco  (Przypadek, 1981) e Bez konca (Senza fine, 1984) il suo sguardo oggettivo, quasi documentaristico si calava in una visione della realtà ben più complessa e problematica; ma sarà l'opera monumentale Il decalogo (Dekalog, 1988/1989), ispirato ai dieci comandamenti e composto da dieci mediometraggi che si caratterizzano per un rigore estremo nell'uso dell'inquadratura, della musica e del montaggio formale, a consacrare definitivamente Kieslowski.

I film successivi, da La doppia vita di Veronica (La double vie de Véronique, 1991), al trittico Tre colori (Trois couleurs), ispirato ai colori della bandiera francese e al loro significato (Liberté, Egalité, Fraternité), composto da Film blu (Trois  couleurs. Bleu, 1993), Film bianco (Trois couleurs.Blanc, 1994) e Film rosso (Trois couleurs. Rouge, 1994), hanno sviluppato il discorso morale dell'autore in una direzione ancor più profonda e inquietante, ponendo al centro della rappresentazione le questioni fondamentali dell'uomo e della sua ragion d'essere.

 

Film rosso (Trois couleurs. Rouge,1994)

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