(Engis, 1951)
(Awirs, 1954)
"Quello che è importante per un
film è riuscire a ricostruire l'esperienza umana. Uno
sconvolgimento, vista l'assenza di questa esperienza nel nostro
tempo". Luc Dardenne
Registi e fondatori delle case di
produzione Derives e Les Films du Fleuve, da più di vent'anni
realizzano in Belgio documentari di denuncia sociale.
Dal loro primo film di finzione
internazionale, La promesse (Id., 1996) al successivo
Rosetta (Id., 1999), nel quale una ragazza ribelle è
incarnazione di lotta e violenza e dove viene abolita ogni distanza
fisica tra la macchina da presa e il corpo del
personaggio. Anche in La promesse lo spazio esterno si
riduce a una terra abbandonata, ma se qui la macchina da presa
resta immobile, in Rosetta ha continui e bruschi
sobbalzi.
Ne Il figlio (Le Fils,
2002), il mondo
interiore del personaggio si può cogliere unicamente dal
comportamento di quest'ultimo, mentre con L'enfant, una storia
d'amore (L'enfant, 2005), lo sguardo della regia è attento a cogliere
l'essenza di protagonisti alle prese con faticosi viaggi di
formazione (in una realtà spesso dura e brutale) ma senza
sovrapporsi ad essi e tramite un sapiente uso del primo piano, del
pianosequenza e dei rumori. Fino al
recente Ragazzo con la bicicletta (Le Gamin au
vélo, 2011), in
cui la coppia di registi si cimenta nuovamente con una storia di
frustrazione familiare con al centro il dodicenne Cyril,
ossessionato dall'idea di ritrovare il padre che lo ha lasciato in
un collegio.
Il
figlio (Le Fils, 2002)