(Detroit, 1939)
Fa parte di quella nuova generazione di
registi (i vari Scorsese, Altman, De Palma) che emerge dalla crisi del
cinema americano degli anni Sessanta, permettendo la nascita di
una nuova Hollywood.
Esordisce con Terrore alla
tredicesima ora (Dementia 13, 1963), grazie a Roger
Corman e alla sua casa di produzione indipendente, vera e propria
fabbrica di film di genere a basso costo in cui far crescere giovani
talenti diplomati spesso in celebri università e con apprendistati
televisivi.
Tesi di laurea per il master alla
UCLA è Buttati Bernardo (You're a Big Boy
Now, 1967),
prototipo di una nuova generazione un po' nevrotica che ha smarrito
le sue certezze; la narrazione risulta frammentata per le continue
intromissioni della regia che sfrutta un montaggio certo non
convenzionale.
Spartiacque nella carriera di
Coppola, enorme successo internazionale, e opera che sancisce la
rinascita spettacolare del cinema americano, il dittico Il
padrino e Il padrino, parte
seconda (The Godfather, 1971; The Godfather
Part II, 1974), dal romanzo di Mario Puzo, cui si aggiunge,
nel 1990, Il
padrino, parte terza (The Godfather Part
III). "Io credo nell'America" dice il boss Bonasera in un ganster movie in cui
la mafia è il contropotere occulto che minaccia un'America
democratica, ma angosciata dall'avvertimento della propria
disgregazione. Il film rivela inoltre la gerarchia ferrea e
spietata dell'organizzazione criminale riflessa nella ritualità di
una famiglia dai valori tradizionali.
Distaccandosi molto dall'imponenza
spettacolare de Il padrino, La conversazione
(The Conversation, 1974) coniuga genere americano e poetica europea, in un
inquietante dramma sul potere (alludendo al Watergate) tutto
incentrato sull'idea di controllo e di violazione di ciò che è
privato.
Sulle note di This is the
end dei Doors si apre Apocalypse
Now (id., 1979): l'ansia di un'epoca e il sentore del
fallimento di una società come quella americana, vissuti nella
guerra del Vietnam. Rappresentazione di una "psicoguerra" che
Coppola trae da Cuore di tenenebra di Joseph Conrad, e che
trasfigurerà in racconto mitico: viaggio dell'eroe, discesa agli
inferi e incontro col proprio doppio ritualmente assassinato.
Avvicinandosi invece sempre più
all'universo filosofico e stilistico del post-moderno, Cotton
Club (id., 1984) vuole essere una rivisitazione
cinematografica di uno dei luoghi più famosi dell'età del jazz,
stravolgendo gli stereotipi del film gangster con continue infrazioni
sintattiche e narrative e boss che diventano clown.
Se poi I ragazzi della 56ª
strada (The Outsiders, 1982) rievocano gli anni
Cinquanta negli sgargianti colori dello schermo panoramico,
Rusty il selvaggio (Rumble Fish, 1983) rappresenta un
cinema marcatamente autoriale che torna a quello surrealista e
sovietico, ricorrendo a inquadrature deformate, suoni e rumori che
contribuiscono a diffondere disagio e inquietudine.
Dracula di Bram
Stoker (Bram Stoker's Dracula, 1992) è invece il trionfo
visivo del pastiche post-moderno, tra commistioni iconiche e
stilistiche, horror
e dramma sentimentale. Ritorna l'archetipo del vampiro che rivive
grazie a tutte le nuove tecnologie. Se Dracula, sembra dire
Coppola, è il cinema nella sua dimensione erotica e desiderante
(per questo vampiresca), l'opera diventa anche un omaggio al
cinematografo quale meravigliosa illusione.
Dracula di
Bram Stoker (Bram Stoker's Dracula, 1992)