Francis Ford Coppola

(Detroit, 1939)

Fa parte di quella nuova generazione di registi (i vari Scorsese, Altman, De Palma) che emerge dalla crisi del cinema americano degli anni Sessanta, permettendo la nascita di una nuova Hollywood.

Esordisce con Terrore alla tredicesima ora (Dementia 13, 1963), grazie a Roger Corman e alla sua casa di produzione indipendente, vera e propria fabbrica di film di genere a basso costo in cui far crescere giovani talenti diplomati spesso in celebri università e con apprendistati televisivi.

Tesi di laurea per il master alla UCLA è Buttati Bernardo (You're a Big Boy Now, 1967), prototipo di una nuova generazione un po' nevrotica che ha smarrito le sue certezze; la narrazione risulta frammentata per le continue intromissioni della regia che sfrutta un montaggio certo non convenzionale.

Spartiacque nella carriera di Coppola, enorme successo internazionale, e opera che sancisce la rinascita spettacolare del cinema americano, il dittico Il padrino e Il padrino, parte seconda (The Godfather, 1971; The Godfather Part II1974), dal romanzo di Mario Puzo, cui si aggiunge, nel 1990, Il padrino, parte terza (The Godfather Part III). "Io credo nell'America" dice il boss Bonasera in un ganster movie in cui la mafia è il contropotere occulto che minaccia un'America democratica, ma angosciata dall'avvertimento della propria disgregazione. Il film rivela inoltre la gerarchia ferrea e spietata dell'organizzazione criminale riflessa nella ritualità di una famiglia dai valori tradizionali.

Distaccandosi molto dall'imponenza spettacolare de Il padrino, La conversazione  (The Conversation, 1974) coniuga genere americano e poetica europea, in un inquietante dramma sul potere (alludendo al Watergate) tutto incentrato sull'idea di controllo e di violazione di ciò che è privato.

Sulle note di This is the end  dei Doors si apre Apocalypse Now (id., 1979): l'ansia di un'epoca e il sentore del fallimento di una società come quella americana, vissuti nella guerra del Vietnam. Rappresentazione di una "psicoguerra" che Coppola trae da Cuore di tenenebra di Joseph Conrad, e che trasfigurerà in racconto mitico: viaggio dell'eroe, discesa agli inferi e incontro col proprio doppio ritualmente assassinato.

Avvicinandosi invece sempre più all'universo filosofico e stilistico del post-moderno, Cotton Club (id., 1984) vuole essere una rivisitazione cinematografica di uno dei luoghi più famosi dell'età del jazz, stravolgendo gli stereotipi del film gangster con continue infrazioni sintattiche e narrative e boss che diventano clown.

Se poi I ragazzi della 56ª strada (The Outsiders, 1982) rievocano gli anni Cinquanta negli sgargianti colori dello schermo panoramico, Rusty il selvaggio (Rumble Fish, 1983) rappresenta un cinema marcatamente autoriale che torna a quello surrealista e sovietico, ricorrendo a inquadrature deformate, suoni e rumori che contribuiscono a diffondere disagio e inquietudine.

Dracula di Bram Stoker (Bram Stoker's Dracula, 1992) è invece il trionfo visivo del pastiche post-moderno, tra commistioni iconiche e stilistiche, horror e dramma sentimentale. Ritorna l'archetipo del vampiro che rivive grazie a tutte le nuove tecnologie. Se Dracula, sembra dire Coppola, è il cinema nella sua dimensione erotica e desiderante (per questo vampiresca), l'opera diventa anche un omaggio al cinematografo quale meravigliosa illusione.

 

Dracula di Bram Stoker (Bram Stoker's Dracula1992)

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