(Parma, 1941)
Figlio del poeta Attilio
Bertolucci, Bernardo nasce a Parma, città che diverrà mitica nella
sua poetica e che racconterà e trasfigurerà in molte sue
opere.
Pasolini considera Bertolucci, con
cui lungamente lavora, espressione (insieme ad Antonioni e Godard), di quel cinema di
poesia che, accanto alla nouvelle vague,
caratterizza gli anni Sessanta.
Quale regista civilmente impegnato
Bertolucci mette in scena le ambiguità esistenziali oltre che
politiche di personaggi alle prese con fratture e improvvisi
cambiamenti del loro mondo, senza che sia possibile trovare
risposta.
E' in una Parma quasi magica che
ambienta Prima della rivoluzione (1964), affrontando la
crisi di una generazione disillusa e annoiata attraverso le vicende
di un protagonista prima ribelle e poi timoroso dell'avvento della
rivoluzione comunista, a cui preferisce il proprio rassicurante
status sociale. La Tara di Strategia del ragno (1970) è invece la
negazione di Parma, oltre che psicanalitica cancellazione della
cultura paterna. Città che vive nel culto di un eroe antifascista,
padre del protagonista, e che si scoprirà essere solo un traditore.
Segue Il conformista (1970), tratto dall'omonimo romanzo di Alberto
Moravia; film sul fascismo inteso come malattia interiore della
borghesia capace però, come nel caso del protagonista e della sua
latente omosessualità, di garantire una rassicurante omologazione
sociale.
Tra i maggiori successi
cinematografici internazionali, Ultimo tango a
Parigi (1972) è costruito ancora una volta sul tema
dell'identità e sull'impossibilità di uscire dalla propria
condizione. Nella claustrofobia di un appartamento parigino si
consuma il dramma di due esseri alla deriva che cercano
nell'esperienza erotica un ultimo appiglio.
"Ho sempre
desiderato incontrare una donna in un appartamento deserto (…) e
fare l'amore con lei senza sapere chi è, e ripetere questo incontro
all'infinito. Ultimo tango a Parigi è lo sviluppo di questa
ossessione molto personale (e forse banale)". Bernardo
Bertolucci

L'ampio affresco storico ed epico
di Novecento, Atto I e Atto
II (1976) è invece un omaggio, tra romanzo
ottocentesco e melodramma, all'Emilia contadina. Il "Quarto Stato"
di Giuseppe Pellizza da Volpedo nei titoli di testa rende manifesto
l'intento ideologico di un'opera che abbraccia mezzo secolo di
storia italiana.
"Voglio fare un
film che si chiama "Novecento". In due parole è questo: lo stesso
giorno, nello stesso anno 1900, nascono due bambini a pochi metri
di distanza, cioè la distanza che separa la casa del padrone dalla
casa del contadino, in Emilia. Il film segue la vita di queste due
persone che sono nate insieme e quindi sono stati bambini insieme,
e che navigano attraverso il secolo, dal 1900 ad oggi, vivendo
i momenti della storia italiana, essendo prima molto amici, poi
nemici. Naturalmente il padrone è fascista e paga i fascisti, paga
i primi scontri fascisti, e il contadino è comunista".
Bernardo Bertolucci


Dopo La tragedia di un uomo
ridicolo (1981, incentrato sulla mediocrità e ironia quale
privilegio borghese) e alcuni anni di silenzio, Bertolucci torna al
grande affresco storico con L'ultimo imperatore (1987), tratto dalla vita
di Pu Yi, ultimo sovrano della Cina. L'autore, da grande
affabulatore, mette in scena uno spettacolo sontuoso, dai
cromatismi raffinati seppur al limite del formalismo.
Negli anni '90 il suo cinema
diventa in qualche modo apolide. Dallo smarrimento evocato dal
deserto, percorso da tre esistenze sperse e amorosamente
intrecciate (in Il tè nel deserto, 1990), alla favola
spirituale di Piccolo Buddha (1993), fino alla calura
estiva e oziosa di Io ballo da sola (1996), dietro cui si cela
un erotismo oscuro, a tratti violento.
Con The Dreamers - I
sognatori (2003), Bertolucci rivivrà la rivoluzione del '68 attraverso il
triangolo incestuoso di tre giovani cinefili.