(Leytonstone, 1899- Los Angeles, 1980)
Autore dallo stile inconfondibile
fin dal periodo inglese, con opere come L'uomo che sapeva
troppo (The Man Who Knew Too Much, 1934) o Giovane e
innocente (Young and Innocent, 1937), nel quale si
racconta di un ragazzo ingiustamente accusato d'omicidio, costretto
a scovare da sé l'assassino; la rivelazione finale sull'identità
dell'omicida avverrà tramite un grandioso movimento di
macchina in avanti con cui l'istanza narrante costringe lo
spettatore (che conosce ciò che i personaggi ignorano) a domandarsi
come l'eroe potrà scoprirlo e salvarsi. Innocenza e condanna sono
temi ricorrenti nella sua poetica, attorno alla quale si compiono
delitti, che lasciano, quale residuo e traccia della colpa
commessa, una tensione fatta di paure inespresse. Senza rinunciare
al proverbiale umorismo e al sottile ma palpabile erotismo,
Hitchcock costruisce il racconto in modo tale che la suspense
diventi l'avvertimento di qualcosa di incombente e
irreparabile.
Nel 1940 si trasferisce a Hollywood, dove gli viene
affidata la regia di Rebecca la prima
moglie (Rebecca, 1940), film dall'atmosfera gotica, con una prima
parte da commedia
e un finale da film giudiziario che gli vale un Oscar.
L'angoscia derivante dall'ambiguità
di situazioni e personaggi fa di Notorius, l'amante
perduta (Notorious, 1946) un'opera fortemente
drammatica, mentre La finestra sul cortile (Rear
Window, 1954),
quale pellicola metalinguistica, mostra come la regia di Hitchcock
tenda irresistibilmente al fuori campo; un omicidio mai visto, solo
supposto inizialmente e smascherato grazie al voyeurismo e
all'immobilità di un protagonista che è anche un doppio dello
spettatore.
L'ambiguità di apparenza e realtà è
alla base di due capolavori come Il ladro (The
Wrong Man, 1957),
in cui il dubbio e la condanna nascono da un banale caso
di scambio di persona, con riflessi morali di estremo
interesse, e La donna che visse due
volte (Vertigo, 1958), interamente costruito su una doppia
identità.
In Intrigo internazionale
(North by Northwest, 1959), come già per il remake de L'uomo che
sapeva troppo (The Man Who Knew Too Much, 1956) e Caccia al
ladro (To Catch a Thief, 1955), è il tema
dell'inseguimento e del sentirsi braccati senza colpa a divenire
centrale, con risultati etici ed estetici sorprendenti.
Con la fine degli Anni Cinquanta,
l'abnorme, il misterioso e l'inconsueto nascono sempre più da
realtà banali e quotidiane; il maggior "realismo" della
rappresentazione si contrappone violentemente all'anormalità della
storia. In Psycho (1960), sullo sfondo della
provincia americana, un insospettabile motel diventa il luogo di un
massacro operato da un voyeur schizofrenico.
Il successivo Gli uccelli
(The Birds, 1963) è un horror che anticiperà di dieci anni i cosiddetti
film catastrofici, raccontando un'inspiegabile invasione di uccelli
su una piccola e tranquilla cittadina degli Stati Uniti, assumendo
il significato metaforico di una possibile catastrofe
imminente.
Psyco
(Psycho, 1960)