Rifiuta apertamente il principio
della continuità caro al cinema classico, senza addure motivazioni
narrative. Ricorre a scavalcamento di campo, anomalie nell'ordine e
nella frequenza con cui vengono mostrati gli eventi, inserti non
diegetici e jump cut, una successione di inquadrature di un personaggio che
possono essere troppo simili fra loro dal punto di vista della
distanza e dell'angolazione, oppure che mostrano
l'attore in posizioni nettamente differenti, esplicitando gli
stacchi e, di conseguenza, la finzione filmica. Un caso esemplare è
quello dell'omicidio di un poliziotto tratto da Fino
all'ultimo respiro (À bout de souffle, 1960) rappresentato da
Jean-Luc
Godard secondo la libertà d'azione tipica del
protagonista, con soggettive
che privilegiano dettagli e primi piani, piuttosto che l'intera
scena, seguendo l'attitudine anarchica del personaggio.
Fino
all'ultimo respiro (J-L. Godard, À bout de
souffle, Francia 1960)