Ciò che muta nel thriller è la
logica. L'investigazione non viene meno, vi è sempre un mistero da
svelare, ma è l'antagonista ad acquisire potere: manipola indizi,
occulta prove e soprattutto non fugge più e minaccia direttamente
l'investigatore.
Genere caratterizzato da un forte dinamismo, nel
quale il ritmo deriva dall'orchestrazione della suspense,
ossia dall'attesa consapevole di un accadimento del quale si ignora
il tempo esatto in cui avrà luogo. L'effetto è reso possibile anche
dalla frequente anticipazione dell'identità del colpevole che, non
giungendo più al termine del film, porta lo spettatore a chiedersi
cosa accadrà (la domanda è "come lo prenderanno?").
Un film come Il
silenzio degli innocenti (The Silence of the
Lambs, Jonathan Demme, 1991) mostra come la
figura dell'antieroe domini gli eventi. La sequenza gioca sul
capovolgimento delle attese dello spettatore attraverso l'uso di un
montaggio
straniante. Quando suona il campanello dell'abitazione di Buffalo
Bill ci si aspetta che alla porta vi siano gli agenti che
il montaggio ha
costantemente alternato alla figura del serial killer. Tutto questo
viene invece disatteso dalla comparsa del volto mite della
protagonista, rivelando come il supposto montaggio alternato, non
confluendo, come consueto, in un unico spazio, fosse solo un
escamotage per condurre lo spettatore su una falsa e illusoria
pista.
Gangster movie: il
cinema criminale in America sviluppa due differenti figure
fortemente simboliche ed eticamente antitetiche: il gangster e il
detective. Il primo ha origini in parte letterarie, il secondo
nasce dalla cronaca e dal contesto storico; figura tragica,
incarnazione della solitudine insita nella società moderna, la cui
morte rappresenta l'aspetto rassicurante e consolatorio.
In C'era una volta in
America (Once Upon a Time in America, Sergio Leone, 1984) emerge la figura di
un gangster sopravvissuto e sconfitto. "Il cappotto eccessivo
dell'estetica gangsteristica gli andava largo (…). Proprio questa,
ai miei occhi, era la sua grandezza e la sua verità" (Sergio Leone). È
un film che racconta anche la vanità di una mitologia (in larga
parte cinematografica) e l'illusione, per un film che inizia con
uno spettacolo d'ombre cinesi per poi concludersi con uno sguardo in macchina e un sorriso
ironico e beffardo in una fumeria d'oppio.

Il silenzio degli
innocenti (J. Demme, The Silence of the
Lambs, Usa 1991)