Pellicole che ruotano attorno a
vicende criminose e indagini poliziesche. La detective story si
consolida negli anni '30 grazie all'avvento del sonoro. L'eroe
ricorda il solitario cowboy western, seppur in un contesto
metropolitano. L'interrogativo di fondo, capace di generare attesa
nello spettatore e determinare le modalità di costruzione del
racconto è spesso il who did it (chi l'ha fatto?),
classico dei romanzi di Agatha Christie. L'evoluzione del genere porta negli anni '40 ad un
contatto del poliziesco col noir: l'investigatore si
aggira in un mondo d'avidità e corruzione, luci artificiali e
locali notturni. La città e lo spazio in generale sono luoghi
simbolici del conflitto, per quello che, più che un genere, è da
intendersi come stile di messa in scena e di una fotografia che
costruisce l'ambiente con chiaroscuri, giochi d'ombra ed effetti
gabbia, per restituire visivamente la condizione esistenziale del
personaggio, irretito spesso da affascinanti femmes
fatales.
In
Vertigine (Laura, Otto Preminger, 1944), la verità
dell'indagine appare un inafferrabile gioco di realtà e
immaginazione. Laura è insieme ammaliatrice e vittima, e sul suo
ritratto, emblema di presenza-assenza, convergono i desideri e gli
sguardi dei due personaggi maschili.
In epoca postmoderna il poliziesco
evidenzia invece il disgregarsi progressivo della giustizia e della
legge (l'immagine del Distretto 13 di Carpenter, ormai
dismesso e isolato, in balia delle brigate della morte).
Vertigine (Laura, Otto Preminger, 1944)
