L'immaginazione fantascientifica
costruisce uno spazio altro e separato in cui dare forma a incubi e
sogni. Pellicole che, contaminandosi con fantastico e horror, raccontano la paura dell'alieno,
i timori per la fine del mondo e la minaccia insita nel futuribile.
Il conflitto è spesso tra l'umano e il tecnologico, in una
dimensione insieme spaziale e temporale: l'ignoto è l'oscurità
dello spazio da esplorare, mentre il tempo è attraversabile grazie
alle scoperte scientifiche e al progresso.
La fantascienza mette in scena il
dilemma originario: da un lato celebra la capacità dell'uomo di
immaginare mondi e di essere padrone della storia, dall'altro ne
condanna la presunzione che porta con sé distruzione e
aberrazione.
Tratto da un romanzo di Dick,
Blade
Runner (Ridley Scott, 1982), descrive
meticolosamente e fin dall'incipit una Los Angeles futurista,
perennemente avvolta da una nebbia inquinante, misura della
distopia e della perdita d'emozioni raccontate nel film;
rielaborazione postmoderna della città visionaria di Metropolis (Fritz Lang, 1926), in cui l'aspetto
scenografico e monumentale era complementare a quello drammatico. Diverranno entrambe
immagini di un potere tirannico che conquista lo spazio.
Metropolis (Fritz Lang, 1926)

"Guardai le strade, le luci abbaglianti e
gli edifici imponenti di New York. Fu in quell'occasione che
concepii Metropolis" (Fritz Lang)
Blade Runner (Ridley
Scott, 1982)
Metropolis (Fritz Lang,
1926)