Vogliamo vivere

(E. Lubitsch, To Be or Not to Be, 1942)

Durante l'occupazione nazista della Polonia, la compagnia teatrale di Josef e Maria Tura sta allestendo la commedia Gestapo, che viene però fermata dalla censura tedesca. Decidono così di ripiegare sull'Amleto, il cui monologo To be or not to be (da qui il titolo originale del film) viene utilizzato come parola d'ordine dai partigiani polacchi: si troveranno coinvolti in una manovra di spionaggio che mira a sbaragliare la resistenza. Per impedirlo, aiutati dal tenente filo-partigiano Sobinsky, innamorato di Maria, decidono di farsi passare per soldati nazisti e, grazie all'interpretazione di Josef e di Brodski, nei panni di un ufficiale tedesco e di Hitler stesso,  riescono a fermare l'infiltrato nemico Siletsky, fuggendo infine con un aereoplano verso la Scozia.

È uno dei lungometraggi più noti di Lubitsch, che sceglie di parlare della barbarie nazista con un tono di satira grottesca, costruita sui mezzi spettacolari a lui più congeniali: gioco delle parti, equivoci, battute raffinate, ottimi interpreti e una messa in scena al servizio della narrazione, caratterizzata dall'impeccabile interazione tra immagini e suono. Il film è, tuttavia, percorso da una vena drammatica più accentuata rispetto alle tipiche commedie brillanti del regista, da una riflessione politica e morale più chiara e riconoscibile, dovute in primo luogo al tragico argomento trattato, la cui rappresentazione in chiave comica destò perplessità nella critica contemporanea. 

vogliamo vivere