(Jia Zhangke, Sanxia Haoren, 2006)
Han Sanming arriva al villaggio
sommerso di Fengjie per ritrovare la figlia che non ha mai
conosciuto, ma, per pagarsi il soggiorno nel villaggio e le
ricerche della figlia, inizia a lavorare come demolitore nel
cantiere che sta costruendo la diga. La sua storia si intreccia con
quella di una giovane infermiera, Shen Hong, anch'essa alla ricerca
di un familiare, il marito ingegnere, che non vede da due anni. Sul
suo conto Shen fa delle sorprendenti scoperte che la porteranno a
una radicale scelta di vita.
In Still Life, lo stile
minimalista e scarno proprio di Zhangke sembra andare di pari passo con
l'andamento emotivo della storia: la macchina da presa è spesso
statica, segue discretamente, con un iniziale lunghissimo piano-sequenza, gli stati
d'animo dei protagonisti, che appaiono sempre contenuti e
controllati anche nei momenti di più intenso dolore.
Fa da sfondo naturale il paesaggio
spento e grigio del villaggio sommerso dall'acqua, mentre la
cornice storica è data dalla nuova Cina, resa metaforicamente come
uno scenario in cui si demolisce e si ricostruisce.