(A. Kurosawa, 1950)
Per ripararsi dalla pioggia, un
prete buddista, un taglialegna ed un servo si rifugiano sotto il
portale del tempio di Rasho-Mon. Il prete ed il taglialegna sono
sconvolti dall'uccisione di un samurai, secondo i giudici
assassinato dal brigante Tagiomaru, accusato inoltre di averne
stuprato la moglie. Quest'ultima afferma invece di aver essa stessa
ucciso il marito, per non doverne sopportare il disprezzo dovuto
allo stupro subito. Per appurare la verità, i giudici fanno evocare
lo spirito del samurai. Mentre si cerca di appurare la realtà dei
fatti, dal tempio giunge il pianto di un bambino abbandonato: il
taglialegna lo porterà con sè.
Film a cui Kurosawa deve
la sua fama internazionale, Leone d'Oro al Festival di Venezia e
Oscar come miglior film straniero, Rashomon è
un'indagine sulla capacità umana di mentire, sul suo insopprimibile
spirito di autoconservazione. Attraverso il montaggio incalzante delle differenti
versioni dell'accaduto (scandite dal suono di un bolero), Kurosawa spiega
come ciò che conta non sia la verità dei fatti ma la difesa degli
interessi personali, del proprio onore.