(R.
Flaherty, Nanook of the North: A Story of Life and
Love in the Actual Arctic, 1922)
Lungometraggio documentario che
narra la vita di un esquimese, Nanuk, e della sua famiglia nella
regione artica della Baia di Hudson. La cinecamera segue i
protagonisti nelle loro abituali occupazioni, dalla costruzione di
un igloo alla caccia alla foca, attenta nel riflettere un'immagine
il più possibile realistica della vita quotidiana degli inuit, a
costo di privilegiare i tempi lunghi delle azioni e le inquadrature
disadorne: l'unico cedimento verso il formalismo estetico lo
possiamo ritrovare nella scena finale, la tempesta di neve che
seppellisce l'intero paesaggio.
Frutto di quindici mesi circa di
riprese, finanziate dalla casa importatrice di pellicce Revillon
Fréres, il film non è soltanto una testimonianza antropologica su
pellicola; anzi, la scelta di entrare nella vita della famiglia di
Nanuk, di interagire con essa attraverso la macchina da presa,
evitando la registrazione passiva degli avvenimenti, crea un
rapporto tra regista e attori profondo e significativo, che
conferisce all'opera un lirismo intenso e sincero.