(Chen Kaige, 1993)
Cresciuti insieme alla dura scuola
per attori, Douzi e Shitou diventano star dell'opera di Pechino, in
un soldalizio artistico e di vita che ha come sfondo le vicende del
Paese negli anni dell'invasione giapponese.
A Douzi vengono affidati ruoli
femminili, insieme offrono nell'opera Addio mia
concubina la loro miglior interpretazione nei ruoli del
re (Shitou) e della sua fedele concubina (Douzi).
L'immedesimazione di Douzi è tale
che, quando Shitou si innamora di una prostituta e la sposa, la sua
gelosia compromette la loro amicizia. Il rapporto tra Douzi e
Shitou si incrina definitivamente tra accuse reciproche
finchè, nell'ultima rappresentazione dell'opera che li ha legati
per sempre, la realtà si confonde con la finzione in un tragico
epilogo.
Sullo sfondo della storia d'amore
omosessuale tra i due attori, le loro vicende personali,
raccontate in un flash-back lungo tutto il film, si intrecciano
alla storia della Cina dagli Anni Venti agli Anni Settanta: un film
storico, in cui la
condanna degli eccessi del maoismo è netta ed esplicita, assumendo
le caratteristiche del dramma per
il taglio psicoanalitico con cui Chen indaga le passioni nascoste
(l'amore mai dichiarato di Douzi per Shitou) e la violenza celata
dietro i formalismi (la rigida disciplina dell'educazione dei
bambini alla dura arte dell'attore).
Particolarmente suggestiva e ben
riuscita la direzione della fotografia affidata a Gu Changwei,
molto accurato il lavoro di post-produzione.