(E. von Stroheim, 1924)
Nella California di inizio
Novecento il minatore McTeague, appresi i rudimenti della
professione di dentista, si trasferisce a San Francisco, dove apre
uno studio dentistico abusivo. Un giorno nel suo studio giungono
l'amico Marcus e la sua fidanzata Trina: innamoratosi della donna,
McTeague la corteggia e la chiede in sposa; la fanciulla acconsente
dopo aver ricevuto la notizia della vincita di 5000 dollari in una
lotteria.
Sarà proprio l'ingente somma di
denaro a far precipitare gli eventi: Marcus, geloso, si vendica
dell'amico denunciandolo per esercizio abusivo della professione,
cosicché McTeague sarà costretto a chiudere lo studio, precipitando
in uno stato di prostrazione che sfocierà nell'alcolismo; Trina,
sedotta dai soldi, si rivela patologicamente ed eccessivamente
avara, negando ogni sostegno al marito disoccupato; la vita
coniugale si tramuta in un continuo e violento litigio, finché
McTeague uccide la moglie e fugge con il denaro nel deserto di
Mojave. Marcus si mette sulle sue tracce e riesce a trovare
l'assassino, ma, dopo un lungo duello, viene da questi ucciso, non
prima però di averlo ammanettato alla propria mano: nel grottesco
epilogo assistiamo alla tragica attesa di McTeague della morte per
sete, mentre tutt'intorno a lui rilucono le monete d'oro.
Definito dallo sceneggiatore e
studioso Jacques Lourcelles «il più grande capolavoro mutilato del
cinema», nelle intenzioni di Stroheim, che aveva già drasticamente
ridotto la pellicola, doveva essere proiettato in due parti per la
durata complessiva di 220 minuti circa, ma venne ulteriormente
ridotto della metà dal produttore Rex Ingram e, pertanto, non fu
riconosciuto dall'autore. Opera nel contempo realistica, si pensi
al duello finale girato nella Death Valley, e allegorica, vedi per
esempio la presenza dell'oro come leit motiv del dramma oppure il
parallelismo uomo-animale, si avvale dell'uso meticoloso di un
linguaggio cinematografico analitico, lentissimo ed efficace nel
rilevare ogni particolare significativo della realtà fenomenica,
che, nelle mani di Stroheim, acquista una valenza espressiva
emblematica.